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venerdì 9 ottobre 2009

IL DIRITTO E LA CACCIA

In Italia la caccia non è un diritto del cittadino ma è una concessione dello Stato purché sia compatibile con le coltivazioni agricole e con la conservazione della fauna selvatica, considerata patrimonio dello Stato. Dal punto di vista normativo può cacciare chi ha compiuto la maggiore età ed è in possesso della licenza di porto di fucile per uso caccia, di un tesserino regionale con riportato il calendario venatorio e la selvaggina abbattuta ed una polizza assicurativa per la responsabilità civile. Tre sono i metodi che si possono usare per cacciare: il fucile, l’arco ed il falco. L’uso dell’arco e del falco hanno un’origine antichissima e radicata nell’immaginario collettivo e ci riportano ad un tempo lontano. L’uso del fucile è più recente e raggiunge una vasta diffusione quando le armi da fuoco diventano efficienti. I suoi perfezionamenti si susseguono inarrestabili, dal grilletto unico all’estrattore automatico dei bossoli e via dicendo. Naturalmente non possiamo non ricordare il grande compagno delle avventure venatorie: il cane. La caccia quindi permette di immergersi nella natura, aiutandosi con gli animali e con gli strumenti che l’uomo ha inventato e perfezionato per ricollegarsi a quello che sarebbe il suo habitat naturale, non la foresta di cemento cittadina ma i boschi delle colline e le radure delle valli e pianure.

Elisa Mazzei

martedì 29 settembre 2009

GLI ANIMALI DELLA RISERVA DI CACCIA DI GALIGA: IL GERMANO REALE


L’intento di questo blog è quello di occuparsi di tutto ciò che riguarda il mondo della caccia in senso più o meno lato. Ecco che ci prendiamo così l’onere di introdurre gli animali che si cacciano nell’Azienda Agrituristico Venatoria Galiga ed il primo ad essere descritto è il germano reale il cui nome scientifico è Anas platyrhynchos dell’ordine degli Anseriformi, famiglia delle Anatidi. E‛ l’anatra selvatica più comune da cui molte specie domestiche hanno tratto origine, è diffusa in tutto l’emisfero settentrionale (Eurasia), si trova di passo in prossimità degli specchi d’acqua, raramente si riscontra la sua presenza al di sotto della Corsica ed quasi sconosciuta in Spagna e Sardegna. In Italia nidifica ovunque, nei fossi, nei piccoli stagni dei parchi, nei laghi e lungo le coste riparate. Costruisce il nido isolato nel canneto o sotto i cespugli sulla riva. La covata consiste in dieci o dodici uova verdastre che vengono covate solamente dalla femmina per quattro settimane. Il maschio ha un piumaggio dai colori appariscenti: la testa verde con riflessi metallici e alla base del collo presenta un anello di colore bianco, il corpo è interamente grigio tranne nella zona in prossimità del collo in cui è rosso bruno. Le penne caudali sono bianche e nere e sull’ala ha una banda blu con due strisce bianche; i piedi sono palmati e di colore arancio, il becco invece è giallo pallido. C’è un notevole dimorfismo sessuale infatti la femmina è di colore bruno-grigio variegato uniforme, si riscontra la presenza della banda verde-blu sulle ali mentre il piumaggio è a fondo nocciola. Sia gli esemplari maschi che le femmine hanno gli arti color rosso-arancio. nel periodo successivo alla muta gli esemplari maschi e quelli femmina hanno colori più spenti rispetto a quelli che mantengono il resto delle stagioni. Gli esemplari giovani presentano un piumaggio di colori molto simili alle femmine. La taglia è variabile dai 41 ai 66 cm. Il busto è rotondo e ben cospicuo di carne.Si ciba di tutto ciò che riesce a trovare immergendo il becco nell’acqua: piante acquatiche, insetti,vermi,lumache,larve, molluschi. La sua carne è molto meno grassa dell’anatra comune il cui sapore si avvicina molto a quello della selvaggina.



fotografia sacattata sul lago di Galiga, autore Elisa Mazzei

domenica 27 settembre 2009

A CACCIA DI FAGIANI DI QUALITA'

Molto spesso ci si chiede se i fagiani che si trovano nelle Aziende Agrituristico Venatorie siano simili ai polli di allevamento, cioè ad animali che cresciuti dall’uomo sono in grado di sopravvivere all’ambiente esterno solo per qualche ora. Tale preoccupazione nasce da una pratica, in uso nei decenni passati, di immettere animali di bassa qualità in grandi quantità (per far fronte alle minori rese qualitative).Oggi però si cerca che gli animali lanciati abbiano delle caratteristiche ben precise sia per venire incontro alle esigenze di un animale selvatico (la capacità di sopravvivenza ad un ambiente ostile come è quello naturale) e quelle del cacciatore e dell’eco-turista più esigente. La selvaticità è collegata alla capacità dell’animale di applicare strategie antipredatorie, la predisposizione alla cova ed alle cure parentali per determinare un maggior successo riproduttivo (dati ricerca ARSIA). Infatti alla presenza decrescente delle popolazioni selvatiche riscontrata a partire dal secondo dopoguerra alla quale si è cercato di fare fronte negli anni ’70 ed ’80 intensificando l’immissione di esemplari, che però avevano una sopravvivenza ridotta, si è arrivati ai giorni nostri in cui l’attenzione è portata verso soggetti che garantiscono selvaticità, rusticità ed adattamento all’ambiente.